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La regina delle sabbie [2]
di Wanda Romagnoli e Marco Vasta - Dicembre 1981
La nostra barca scivola fra le sponde del Niger. Attorno a noi la siccità mostra i suoi effetti, ma è temperata dalla presenza del fiume che trova alimento nella foresta pluviale. Il Niger è stato uno dei più grandi misteri geografici e sono occorsi anni per comprendere quale fosse esattamente il suo percorso che sviluppandosi per oltre 4000 chilometri, ha tratto in inganno gli esploratori poiché in Mali scorre verso Nord per poi scendere a meridione in Niger dopo l'ampia curva del Delta interno e centinaia di chilometri nelle zone deserte attorno a Gao. Scivolando fra le basse sponde prive di argini, ogni sera approdiamo in villaggi posti fuori dalla rotta del battello di linea. Di tanto in tanto ecco un gruppo di alberi, una piccola moschea dal profilo inconfondibile con le merlature coniche ed approdiamo fra misere capanne e casette.
La rustica abitazione dei Bambara e dei Bozo, costruita in mattoni seccati al sole, ha una pianta quadrangolare ed è coperta da un terrazzo munito di parapetto detto nelle. Vicino alla riva si trovano capanne di paglia intrecciata con l'armatura in legno, abitazioni dei pescatori più poveri. Oltre alla moschea, gli elementi che caratterizzano un villaggio sudanese sono i granai di miglio. Costruiti presso i recinti famigliari, o in gruppi lungo la palizzata del villaggio o sparpagliati fra i campi, hanno forma quadrata, sono sollevati dal suolo e hanno il tetto conico. Pur non avendo sbocco sul mare, grazie al fiume Niger il Mali riesce a garantire un’attività di pesca a più di centomila persone. La siccità ha trasformato gran parte dei canali del Delta interno in paludi di fango, danneggiando anche l'allevamento del bestiame che si dice sia arrivato fin qui con una grande migrazione di popoli dall'Egitto.
Ogni giorno la vita diventa sempre più dura per gran parte dei sette milioni di abitanti, soprattutto per chi vive nella brousse nella boscaglia. Bambini e adulti sono falcidiati da malattie intestinali e dalla carestia. In alcuni villaggi i bimbi piccoli strillano di paura. Non hanno mai visto un bianco, e certamente i medici del nostro gruppo devono sembrare loro delle creature mostruose. Con dignità, le madri chiedono medicine e soprattutto quella che sembra risolvere ogni male: l'aspirina. Fra questi sperduti villaggi i medici delle missioni Onu non possono giungere e l'assistenza medica non esiste. Ben poco è l'aiuto che si riesce a dare, una goccia nel deserto, forse la ragazza cui abbiamo curato la ferita infettata non perderà il braccio, ma la nostra inadeguatezza non è che lo specchio degli sforzi spesso inutili e maldiretti della comunità internazionale che è presente in Mali sotto varie forme.
A1 termine della navigazione sul Niger sbarchiamo a Mopti. La moschea costruita con la terra rossa, gli ampi cappelli in paglia, le guglie slanciate del minareto, l'animazione del mercato, stordiscono chi si è abituato al lento e pigro procedere della barca. Il profilo architettonico degli edifici appare esotico ed irreale. L'Africa è una sorpresa continua. Ma la vita del Mali non è solo lungo il fiume. Per questo, recuperata fortunosamente la benzina acquistandola presso la caserma di polizia, affittiamo un furgone e raggiungiamo Sangha, punto di partenza per una lunga camminata fra un popolo poco conosciuto: i Dogon della «falaise» di Bandiagara.
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